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marco mosca

El Salvador: la Vergine della Resistenza protegge le lotte ambientaliste contro le miniere.

di Maria Teresa Messidoro, vicepresidentessa Associazione Lisangà culture in movimento OdV


San José Las Flores, in quel di Chalate (la regione Chalatenango) nel paese centroamericano di El Salvador




Uno dei nomi ricorrenti nelle nostre attività solidali negli anni ‘80, quando si parlava di PPL, Poderes Populares Locales (una sorta di struttura autonoma di vita nelle zone sotto controllo delle forze guerrigliere del FMLN (Frente Farabundo Martí para la Liberación Nacional), di educazione popolare, di una salute nello zaino, senza risorse ma con una organizzazione incredibile. (1)


Ed anche di massacri, rappresaglie, tatú (2), fughe, guindas. (3)


Molte persone furono costrette ad abbandonare le proprie terre, e soltanto alla fine degli anni 80, quando la guerra iniziava la sua ultima fase prima degli Acuerdos de Paz del 1992, iniziarono a ripopolare San José e le zone di Chalate. Ma non tutti.


Anni dopo, proprio nella comunità rurale di San Francisco Echeverría, in un’altra regione di El Salvador, Cabañas, ho ritrovato famiglie intere scappate da San José Las Flore e insediatesi a San Francisco per iniziare una nuova vita. Tra di loro, Yolanda, nome di battaglia di María, per me la bruja *4((, adesso impegnata nel gruppo di donne di autoproduzione naturale, allora infermiera e volontaria sanitaria nelle cliniche improvvisate ma efficienti dei PPL a Chalate.


Oggi, San José Las Flores è ancora un luogo dove si lotta: nel 2005 il territorio del Cerro Los Urbinas, Cantón Las Limas, era minacciato dalla multinazionale canadese Gold Martinique, che aveva scoperto nella zona importanti giacimenti di oro e uranio (oltre ad altri minerali). Senza nessuna consultazione pubblica, l’impresa incominciò ad esplorare la zona, scoprendo che molto avrebbe potuto guadagnare. Quando gli abitanti se ne accorsero, la compagnia aveva già terminato gli studi ed iniziata la pianificazione dello sfruttamento di almeno 40 km quadrati.


Cercò anche di comprare le terre dai contadini, che non accettarono la proposta: ciò nonostante, la società non si arrese ed incominciò a piazzare sul terreno dei cartelli, indicatori dei punti dove pensava trivellare. La popolazione si ribellò: quei cartelli furono tolti ed alcuni distrutti, riuscendo ad espellere definitivamente dal territorio la compagnia. Chi si oppose in strada ai camion della multinazionale, impedendone l’entrata, pochi minuti prima si era fatto il segno di croce, chiedendo l’aiuto morale della Vergine Maria.


Da allora, tutti gli anni, la popolazione di San José Las Flores, accompagnata da organizzazioni ambientaliste, il 14 settembre, compie un peregrinaggio a piedi fino alla cima del Cerro Los Urbinas, dove è collocata la statua della Virgen de la Resistencia, ormai considerata la protettrice delle lotte contro lo sfruttamento minerario e della volontà di autodeterminazione delle popolazioni locali.




Per un’ora e mezza, in fila come piccole formiche se potessimo ammirarli dall’alto, bambini, giovani, adulti, persone della terza età, salgono fino in cima, portando in spalla nei propri zaini colorati ed impolverati pupusas (5), tamales (6), frutta di stagione, bottiglie di acqua.






























E in mano, chi può, mazzi di fiori.


I fiori sono una offerta alla Santa protettrice, un modo per ricordarsi ed insegnare ai più giovani la necessità di lottare contro chi vuole sottrarre l’acqua, bene prezioso, alle comunità locali, depredare il territorio e contaminare l’ambiente.




In El Salvador, risultato di una incessante lotta ambientalista durata 17 anni, le organizzazioni sociali ed ambientaliste, dopo 12 anni di discussione a livello normativo, ottennero che il 29 marzo 2017 venisse approvata in El Salvador la Ley de Prohibición de Minería Metálica, convertendo il paese nel primo al mondo ad essere libero da sfruttamenti minerari.

Ma gli abitanti di San Josè Las Flores sanno bene di dover vigilare affinché le autorità competenti implementino adeguatamente la legge, evitando che l’industria estrattiva rechi danno all’ecosistema, sempre più fragile.

Così come gli abitanti di Nueva Concepción, sempre in Chalatenango, si stanno opponendo alla installazione di Parco di energia Fotovoltaica che pretende installare il Governo di Bukele proprio sui loro terreni per minare bitcoins. Il progetto è nelle mani di un consorzio svizzero e secondo quanto dichiarato da fonti governative lo scorso luglio, prevede un investimento di 200 milioni di dollari. Le famiglie danneggiate dall’impatto ambientale saranno circa 400, appartenenti a 15 diverse località.




Che la Virgen de la Resistencia protegga tutti loro.


1. Consultate l’ormai quasi introvabile libro La salute nello zaino, Francisco Metsi, Edizioni Mondo Nuovo, 1989


2. Buchi scavati nella terra, usati come rifugio antiaereo dalle popolazioni civile salvadoregne, o per immagazzinare e nascondere materiali diversi.


3. Il nome creato durante la guerra civile salvadoregna per indicare le fughe, quasi sempre di notte, in fila indiana, della popolazione civile, soprattutto donne e bambini, per sfuggire all’esercito.


4. La strega


5. Tortilla ripiene di fagioli, carne, formaggio e verdura, piatto tradizionale salvadoregno, immancabile in ogni ritrovo familiare o iniziativa.


6. Involtini ripieni, di carne o vegetariani.





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