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  • David Lifodi

Argentina: vittoria popolare contro l’estrattivismo minerario

La mobilitazione di Rawson, capitale della provincia del Chubut, ha obbligato il governo di Mariano Arcioni a fare marcia indietro a proposito della Ley pro-megaminería, volta a dare il via libera allo sfruttamento minerario a cielo aperto e che era stata già approvata.



Vittoria! Dopo giorni di scontri e proteste, a Rawson (capitale della provincia argentina del Chubut), il governo di Mariano Arcioni è stato costretto a fare marcia indietro a proposito della Ley pro-megaminería che intendeva dare il via libera allo sfruttamento minerario a cielo aperto.


La derogación è arrivata a seguito di una decisa mobilitazione dei movimenti sociali, rimasti sconcertati dal sostegno ricevuto anche dal governo nazionale ad Arcioni, convinto che l’estrattivismo avrebbe rappresentato una possibilità di sviluppo economico ed una misura per accrescere i posti di lavoro nella zona. All’interno del governativo Frente de Todos, tuttavia, ci sono state anche posizioni contrarie all’estrattivismo minerario, ad esempio quella di Belén Baskov, che ha ricordato la distanza della politica dalla volontà della popolazione e condannato l’eccessiva repressione da parte della polizia.


Arcioni “es gobernador cínico y traidor que no representa a nadie”, hanno sottolineato i movimenti sociali.


La cosiddetta legge di “Zonizzazione dell’attività estrattiva a Chubut”, inizialmente promulgata con il decreto 1285/21, aveva scatenato le proteste della popolazione di fronte agli edifici della Corte Suprema di Giustizia, della Procura Generale, della Legislatura provinciale e della Banca di Chubut, conclusesi con l’arresto di numerosi militanti e il ferimento di molti altri a causa dei proiettili di gomma e del lancio dei lacrimogeni sparati dalla polizia.


Puerto Madryn, Rawson, Trelew, Esquel ed altre città della Patagonia argentina sono state teatro della protesta. Nella provincia argentina di Chubut, nel 2003, si tenne un referendum che sancì l’82% dei no all’estrattivismo minerario a cielo aperto con sostanze tossiche.


Nel 2014, nel 2020 e nel 2021 le lobby favorevoli all’estrattivismo minerario sono tornate alla carica. Proprio nel 2014 erano state diffuse le foto del cellulare di un deputato provinciale che riceveva le istruzioni su come stendere il testo di una legge per far approvare l’estrattivismo in piena sessione parlamentare da parte del Ceo di una transnazionale mineraria. All’epoca la foto fece il giro del paese e rappresentò il simbolo della corruzione politica delle istituzioni e della pressione delle corporazioni che, per qualche tempo, vergognandosi, scelsero di tacere.


Nel dicembre 2021 tuttavia il governo chubutense, con il sostegno dell’esecutivo provinciale e senza alcun preavviso, per eludere il controllo di una società civile sempre attenta a monitorare la situazione allo scopo di non farsi mai trovare impreparata, ha deciso di approvare la legge per l’estrattivismo minerario per compiacere la lobby imprenditoriale. È stato a quel punto che la popolazione è scesa in strada all’insegna dello slogan “A más extractivismo, menos democracia y más represión”.


Il cosiddetto Chubutazo ha sconfitto la trappola del governatore Mariano Arcioni che, costretto a prendere atto del suo insuccesso, ha provato allora a proporre un referendum, ma, ancora una volta, la grande maggioranza della popolazione ha rifiutato, sostenendo, a ragione, che “lo que se deroga no vuelve atrás. No es no”.


Il passo indietro sulla Ley de zonificación minera, indotto anche dalla massiccia adesione alla carovana diretta a Rawson da tutte le città della provincia, è stato comunicato su Twitter dallo stesso Arcioni che, ipocritamente, ha espresso il suo rispetto per le proteste di piazza, smentito dall’invio della polizia contro i manifestanti. Poco prima della derogación, una lettera firmata da circa 150 organizzazioni ambientaliste, associazioni per i diritti umani e movimenti sociali aveva chiesto la sospensione immediata della repressione poliziesca a Chubut denunciando la degradación institucional e democrática. Tra i firmatari, le Abuelas de Plaza de Mayo, le Madres de Plaza de Mayo Línea Fundadora, il Movimiento Nacional Campesino Indígena Somos Tierra, la Red Nacional de Humedales, l’Observatorio Petrolero Sur, il Centro de Estudios Legales y Sociales (CELS) e personalità come Adolfo Pérez Esquivel, Nora Cortiñas, Enrique Viale, Maristella Svampa e Rita Segato.


Nonostante la vittoria I movimenti sociali non si fidano: seguiremos en las calles siendo miles hasta que bajen la zonificación, que se vayan todos!



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