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  • Maria Teresa Messidoro

Eduardo Galeano: la storia che diventa poesia

Il 13 aprile 2015 moriva Eduardo Hughes Galeano, giornalista, scrittore e saggista uruguaiano, una delle voci più importanti del continente latinoamericano.


La divisione internazionale del lavoro consiste nel fatto che alcuni Paesi si specializzano nel vincere, altri nel perdere. La nostra regione, che oggi chiamiamo America Latina, fu molto precoce e si specializzò nel perdere….”.


Così inizia Le vene aperte dell’America Latina, il libro che pubblicò Galeano esattamente cinquant’anni fa, quando aveva trentun anni. Lui sapeva che poteva apparire un sacrilegio un manuale divulgativo di economia politica con lo stile di un romanzo di amore o di storie di pirati.



Ma è proprio questo irriverenza la chiave del fascino del suo libro per diverse generazioni di latinoamericani e non solo.


Un libro importante, nato grazie alle ecclettiche fonti utilizzate dall’autore: compaiono infatti citazioni di Alexander Von Humboldt, Domingo F. Sarmiento, Bartolomé Mitre, José María Rosa, Tulio Halperin Donghi, Celso Furtado, Fernando Ortiz, Gregorio Selser, José Carlos Mariátegui, José Luis Busaniche, Darcy Ribeiro, Dardo Cúneo, Raúl Scalabrini Ortiz, Jorge Abelardo Ramos, José Hernández, Rodolfo Ortega Peña, Rogelio García Lupo e Karl Marx. La letteratura latinoamericana è ovviamente presente, con Miguel Barnet, Alejo Carpentier, Mario Vargas Llosa, Miguel Ángel Asturias e moltissimi altri scrittori, più o meno famosi.


Ho chiesto ad alcuni italiani e latinoamericani cosa ha rappresentato e rappresenta tuttora Galeano per loro.


Ecco alcune delle risposte:


“Ė un grande”


“La storia che diventa poesia”


“Il libro Le vene aperte dell’America Latina e altre opere di Galeano hanno avuto una grande influenza sulla mia giovinezza, facendoci conoscere la disuguaglianza storica che ha colpito i popoli dell’America Latina”


“Questo libro è stato come uno schiaffo che mi ha gettato in faccia la storia del continente latino-americano, producendo per me un prima e un dopo. Il suo stile di scrittura, semplice ma profondo, illumina e dà certezze…”


Galeano era solito affermare che questo libro era stato scritto “per conversare con la gente”, per divulgare i fatti che la storia ufficiale, quella a raccontata dai vincitori, nasconde o travisa. Lui stesso, nell’epilogo aggiunto sette anni dopo, ricorda alcuni episodi successi per le strade del continente latinoamericano: la ragazza che stava leggendo il libro per la compagna seduta accanto in un bus che attraversava le strade di Bogotà e si ritrovò a leggerlo in piedi per tutti gli altri passeggeri; o la ragazza che scappò dalla dittatura cilena con il libro avvolto in pannolini per il suo bebè; o lo studente che in una settimana passò da libreria in libreria a Buenos Aires, per leggerlo a pezzi, perché non aveva soldi per comprarlo…




Ci sono parti del libro che sembrano scritti oggi, nel 2021, perché il passato è convocato dal presente; diceva Eduardo: “questo libro è una ricerca di chiavi della storia passata che servono a spiegare il presente”.


Un libro che continua a vendersi: nell’aprile 2009, durante la Quinta Cumbre de las Américas, l’allora presidente del Venezuela Hugo Chávez regalò un esemplare di Le vene aperte dell’America Latina al suo collega statunitense Barack Obama. In appena ventiquattro ore, sul sito di Amazon, il libro passò dalla 60.280 posizione alla decima tra i libri più venduti.


Per celebrare i 50 anni del libro, e ricordare i sei anni dalla morte di Galeano, l’editrice latinoamericana Siglo XXI ha deciso di lanciare una edizione speciale del testo, arricchito da alcune vignette del disegnatore argentino Tute (1).


Perché “si aprono tempi di ribellione e di cambiamento, perché non è vero che il destino riposi tra le ginocchia degli dei, ma lavora come una sfida infuocata sulle coscienze degli uomini”


E siccome Galeano ha ragione, le nostre lotte, le nostre quotidiane resistenze hanno bisogno ancora di leggere e riflettere su tutti i suoi libri (2).



Qui in “bottega”, dove le citazioni dei suoi testi e riflessioni sono di casa, vogliamo ricordarlo con le ultime parole del suo epilogo Siete años después:


“Il sistema ha i piedi d’argilla.

Si autodefinisce destino e vorrebbe confondersi con l’eternità.

Qualsiasi memoria è sovversiva, perché è diversa,

e così è qualsiasi progetto per il futuro.

...

Il sistema trova il suo paradigma nell’immutabile società delle formiche.

Non va d’accordo con la storia degli uomini,

perché essa è un cambiamento continuo.

E perché nella storia degli uomini

Ogni atto di distruzione trova, prima o poi,

una risposta in un atto di creazione. (3)

Note:

  1. Oltre a Le vene aperte dell’America Latina, non si può dimenticare il monumentale Memoria del fuoco, tre volumi, Sansoni Editore, 1990, l’irriverente ed affascinante Splendori e miserie del gioco del calcio, Sperling & Kupler Editori, 1997, oppure il dolcissimo I figli dei giorni, Sperling & Kupler Editori, 2012, e ancora Il libro degli abbracci, Sansoni Editori 1992, e molti altri sempre belli…

  2. Tratto da Le vene aperte dell’America Latina, Eduardo Galeano, Sperling & Kupler Editori, 1997; edizione con prefazione di Isabel Allende, quasi introvabile.



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