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Robenson Glesile: USA e ONU sono stati qui per anni ma Haiti non riesce a respirare

di Davide Matrone




Pagine Esteri, 19 ottobre 2022 – Il paese più povero di tutto il continente americano, Haiti, è nuovamente scosso da una grave crisi umanitaria e da una forte instabilità politica. Solo un anno e due mesi fa, il paese fu sconvolto dall’assassinio del Presidente Jovenel Moise sulla cui morte ci sono ancora molte ombre. Dal 7 luglio ad oggi si sono susseguiti due presidenti ad Interim, Claude Joseph durato solo 2 settimane e dal 20 luglio ad oggi è in carica l’attuale presidente Ariel Henry che vede precipitare il suo paese nel baratro. Haiti è considerato tra i paesi più poveri al mondo, con un PIL pro-capite di 373$ a persona, secondo gli ultimi dati ufficiali del 2020 e questa situazione in alcuni momenti genera crisi alimentari ed epidemie in tutto il paese. Dal mese di ottobre, ritorna il colera dopo una pausa di circa tre anni. Solo tra il 2010 e 2019 per il colera si sono registrati oltre 10 mila morti. L’Organizzazione Mondiale della Salute di fronte a questa gravissima emergenza sanitaria aveva dato accesso a squadre di soccorso nelle zone più colpite dall’epidemia. Tuttavia, le stesse zone oggi sono sotto il controllo di da bande criminali che non permettono l’accesso o un monitoraggio dei quartieri contagiati. Haiti ha bisogno di aiuto umanitario e non di un nuovo intervento militare.


Per saperne di più, ho intervistato l’attivista e difensore dei diritti umani haitiano Robenson Glesile.



L’attivista per i diritti umani, scrittore e analista politico Robenson Glesile


  1. Qual è la situazione attuale ad Haiti?

Haiti sta vivendo uno dei momenti peggiori della sua storia: una crisi sociale ed economica e una situazione di insicurezza che paralizza quasi tutte le attività nella regione metropolitana della capitale, Port-au-Prince. Dopo l’assassinio dell’ex presidente Jovenel Moïse, la situazione nel Paese è peggiorata giorno dopo giorno. Il governo di Ariel Henry, senza legittimità e senza sostegno popolare, non può garantire l’incolumità della popolazione. Mi addolora dirlo, ma Haiti è come una “terra di nessuno”. Con 4 milioni di persone in una situazione di insicurezza alimentare e una nuova epidemia di colera. Haiti non riesce a respirare.




2. Biden ha dichiarato che gli Stati Uniti stanno intervenendo militarmente ad Haiti. Quali sono le tue considerazioni su questa posizione? E perché?


È la classica risposta americana a tutto: l’intervento militare. Dobbiamo ricordare che gli Stati Uniti hanno una grande responsabilità in questa situazione di caos che sta vivendo Haiti. La sua ingerenza permanente negli affari interni del Paese e il suo sostegno ai governi corrotti di Haiti non sono un segreto per nessuno. Dico NO a qualsiasi interferenza o intervento militare straniero ad Haiti. Non hanno mai fornito una soluzione ai problemi di Haiti. Gli Stati Uniti invasero e occuparono Haiti per 19 anni, dal 1915 al 1934, il risultato fu un fallimento. Nel 1991 gli USA appoggiarono il colpo di stato militare contro il primo presidente eletto alle prime elezioni democratiche di Haiti. Tre anni dopo, più di 20.000 soldati statunitensi tornarono ad Haiti con la famosa missione: ripristinare la democrazia. La storia ci mostra chiaramente che gli Stati Uniti non hanno mai fornito soluzioni ai problemi di Haiti. Tutto dipende dalle forze vive di Haiti, il primo paese nero a dire no alla schiavitù nel 1804.

3. Quali sono le responsabilità degli Stati Uniti nell’assassinio di Moise nel 2021?


Finora non ci sono molti progressi nell’amministrazione del 58° presidente di Haiti. Purtroppo, il sistema giudiziario del Paese non è in grado di svolgere un’indagine così complessa. Alcuni sospetti chiave in questo caso sono imprigionati negli Stati Uniti. L’attuale governo di Haiti non ha la volontà di indagare e approfondire questo omicidio. Difficile stabilire le responsabilità degli Stati Uniti in questo assassinio, ma quel che è certo è che gli Stati Uniti sanno quasi tutto quello che accade nel Paese caraibico.

4. Quali sono le responsabilità dell’ONU e dell’OEA di fronte alla crisi in corso ad Haiti?


L’ONU e l’OEA fanno parte del fallimento della comunità internazionale ad Haiti. Le forze delle Nazioni Unite sono state per 13 anni, 2004-2017, nel Paese. Ci hanno lasciato a causa di un’epidemia di colera che ha ucciso più di 10.000 uomini, donne e bambini haitiani. Ricardo Seintenfus, ex rappresentante dell’OEA ad Haiti, esprime chiaramente i fallimenti di questa organizzazione nel Paese. Haiti ha un peso storico che è come un peccato per la comunità internazionale: la sua liberazione radicale. Per queste organizzazioni, Haiti non dovrebbe essere un esempio da seguire. Ecco perché la soluzione deve essere al 100% haitiana.



5. C’è una grave crisi umanitaria nel Paese. In che modo le organizzazioni internazionali stanno intervenendo?


Di recente, il governo di fatto di Ariel Henry ha firmato un decreto che richiede la presenza di una forza speciale nel Paese per risolvere il problema dell’insicurezza e garantire una risposta alla crisi umanitaria. Chiaramente questo governo dimostra di non controllare nulla nel Paese. Le organizzazioni internazionali sono quasi stabilmente presenti ad Haiti e questa crisi non nasce da ieri. Le loro risposte in passato non hanno mai fornito nulla di concreto. Un Paese senza sovranità alimentare è condannato a vivere una crisi umanitaria. L’essenziale in questo momento è raggiungere un accordo politico per garantire la sicurezza del Paese. Attualmente molte aree vulnerabili della regione metropolitana sono sotto il controllo di gruppi criminali.




Articolo originale:

https://pagineesteri.it/2022/10/19/america-latina/robenson-glesile-usa-e-onu-sono-stati-qui-per-anni-ma-haiti-non-riesce-a-respirare/

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