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  • marco mosca

Un respiro di lotta senza tempo in Guatemala

di Maria Teresa Messidoro (*)


Da una semi riflessione filosofica alle lotte di donne guatemalteche coraggiose e determinate.


“Gli spiriti (degli uomini) possono viaggiare verso il passato e verso il futuro e perfino collocarsi in una simultaneità dei tre momenti”. (1)


“Il tempo per i popoli maya era un enorme cerchio in moto indietro e avanti simultaneamente. Era la respirazione dell’universo, quello stesso respiro che portiamo dentro di noi e che ci permette di evolvere”. (2)


Non sto iniziando un articolo a carattere scientifico o filosofico, nessuna paura o sguardo assonnato e annoiato.


A sollecitare queste riflessioni è stato invece l’inizio di una intervista a Lucía Ixchíu apparsa su Pikara poco tempo fa (3): “Questa intervista non è una intervista, piuttosto il frutto di una conversazione, amena e dura, dove a volte le domande non avevano spazio e dove le risposte andavano tanto in là da ritornare in alcune occasioni all’inizio, a un ieri lontano o vicino, necessario per comprendere il contesto”

Lucía Ixchíu è una indigena K’iche guatemalteca.

Architetta e comunicatrice comunitaria. Femminista, artista. Ora sollecitante asilo in Spagna.




Foto tratta dall’articolo di Pikara


Parla del ieri, del 1954, una data paradigmatica nella storia del Guatemala, il primo colpo di stato del Governo degli Stati Uniti, grazie alla CIA, in America Latina (mentre leggevo l’articolo, come se non l’avessi mai saputo, mi sono “ricordata” che il 1954 è il MIO anno di nascita). Secondo Lucía, il Guatemala non è solo el patio trasero degli USA (il cortile di casa), è il retro del cortile di casa.


Oggi, afferma Lucía, in Guatemala, “il governo di Alejandro Giammattei odia la popolazione, pensa soltanto a rubare, assassinare, criminalizzare, senza una minima attenzione alle necessità della popolazione. Le sue politiche sono improntate a un patriarcato strutturale, esprimono tanto odio nei confronti dei corpi delle donne, delle soggettività non normalizzate, e ancora di più nei confronti delle donne indigene”


Ma l’intervista non è lineare, disegna un percorso circolare, forse una spirale, e torna nuovamente indietro al 2012, alle mobilitazioni del movimento studentesco, alla conseguente criminalizzazione, al massacro di Alaska, quando sette persone di Totonicapán, il paese originario di Lucía, furono assassinate e più di una trentina ferite durante una manifestazione contro l’aumento dell’energia elettrica e in difesa del diritto all’educazione (4).


E ancora più lontano nel tempo, al genocidio perpetrato in Guatemala negli anni 90, il più cruento dell’America Latina, di cui ancora oggi si sa ancora quasi niente (e come posso dimenticare i volti degli indigeni guatemaltechi incontrati durante il mio viaggio del 1991, volti di uomini e donne pacificə ma non sottomessə?) Secondo Lucía, gli Accordi di Pace del 1996 non hanno significato nessun cambiamento concreto nel paese, dove oggi 22 milioni di persone vivono come in una finca, che funziona secondo gli interessi dei suoi padroni, una élite oligarchica razzista.


“Sono una india ribelle che non starà mai zitta”, ripete Lucía, convinta che nessuno può raccontare la Storia al posto al suo. E così, per anni, ha lavorato nel giornalismo comunitario alternativo guatemalteco (5), si è impegnata nei Festival Solidarios, proprio a partire dal 2012, dopo la strage di Alaska.


“L’arte è la possibilità di lottare da un altro luogo che non sia la violenza o la riproduzione di quell’odio che l’attuale sistema di spogliazione ci ha imposto. L’arte è stata un esercizio di sanazione, permettendoci di partire da una dinamica non colonialista, perché la sofferenza e la colpa sono coloniali.” E così i Festival Solidarios sono diventati un’altra forma di lotta, in carovane itineranti, fornendo documentazione, rendendo visibili le lotte indigene, trascurate dai media ufficiali, realizzando tutto questo in forma autogestita (6).


Lucía è scomoda, per il suo impegno aveva tre possibilità, come lei stessa dice: essere ammazzata (nel 2020 ha subito minacce, dopo aver documentato disboscamenti illegali in boschi comunitari), ritrovarsi in carcere, o andare in esilio. Ha scelto la terza opzione, continuando in Spagna le sue denunce, il suo attivismo. Pensando alle elezioni in Guatemala del 2023, quando probabilmente si presenterà come candidata Zury Ríos, la figlia di Efraín Ríos Montt, il dittatore dichiarato colpevole di genocidio ed altri delitti contro l’umanità; se dovesse vincere, molti altri guatemaltechi dovranno scegliere l’esilio.

Come Lucía, la cui voce continua ad essere la cattiva coscienza di un paese ancora senza pace.

Come dimostra la sentenza emessa il 27 giugno scorso nei confronti di María Magdalena Cuc Choc, indígena Q´eqchi´ di El Estor, Izabal: è stata condannata a due anni di prigione per detenzione illegale, minacce e usurpazione aggravata.




Nel 2018, esattamente alle 13,33 di mercoledì 17 gennaio, Maria veniva arrestata (7).


Il suo reato è stato quello di accettare il ruolo di interprete per le 200 persone che il 30 ottobre 2017, nella comunità Chab’il Ch’och erano state violentemente sgomberate, perdendo le proprie case, i raccolti, tutto. Non era il primo caso di violenza nei confronti della popolazione Q´eqchi della Valle del Polochic, in Alta e Baja Verapaz; le persecuzioni erano già iniziate sotto la presidenza di Otto Pérez Molina (2012-2015), ora imprigionato. La storia di Maria è legata alla prigione politica di suo fratello Ramiro Choc, all’assassinio nel 2009 di suo cognato, Adolfo Ich, e all’episodio di violenza sessuale contro 11 donne della comunità del Lote 8, in cui aveva svolto già il lavoro di interprete. “La comunicatrice e attivista per i diritti umani María Magdalena Cuc Choc è stata criminalizzata da un sistema giuridico che favorisce le multinazionali estrattiviste, che rubano nella regione di Itzabal, sotto lo sguardo complice di uno Stato che difende più gli interessi di queste multinazionali che il benessere delle comunità indigene” afferma la Iniciativa Mesoamericana de Defensoras in un comunicato (8)


L’impegno di Lucia e di Maria è simile a quello di Florentina Pol, dirigente ed attivista nel territorio di Chinique de las Flores, sempre in Guatemala, dove rappresenta la Comisión Municipal No a la Minería, ed è integrante del Consejo de Pueblos K´iche´s -CPK-. Florentina non sa né leggere né scrivere, ma ciò non le ha mai impedito di lottare per la sua comunità.

In questo momento, la lotta è incentrata soprattutto contro il disboscamento illegale nel suo territorio, tanto più devastante in un periodo di grave siccità come quello che si sta vivendo attualmente nella regione del Quiché; questa azione non è minimamente sanzionata dalle istituzioni. Florentina si riconosce come vittima del conflitto armato degli anni ’80, formatasi poi come dirigente comunitario dopo la grade truffa del 2005, quando a molte comunità indigene furono sottratte le terre e chi osava ribellarsi veniva minacciato di morte, ed anche assassinato.


Ma l’impegno di Florentina non si ferma qui: da quando ha iniziato a partecipare nelle organizzazioni di base della sua comunità, sono aumentati i dissapori con il compagno, che si spinse fino a minacciarla per convincerla di lasciare l’impegno e l’attivismo; per questo Florentina ha deciso di separarsi, anche se ciò comporta maggiori sforzi per poter sopravvivere con i propri cinque figli.


Una scelta coraggiosa, ma indispensabile come esempio anche per le altre donne, per porre fine alle discriminazioni di genere qui nel Quiché, in Guatemala, in tutta l’America Latina.




Lucia, Maria, Florentina: che nella spirale del tempo maya, il futuro sia dalla loro parte, che il loro respiro sia di esempio per tutte noi, un alito di vento capace di spazzare un passato ed un presente di ingiustizie.




3. https://www.pikaramagazine.com/2022/05/india-rebelde/

4. https://www.prensalibre.com/hemeroteca/muerte-en-la-cumbre-de-alaska/Protesta por muertes en Cumbre de Alaska. (Video: tomado de Youtube)

5. prensacomunitaria.org

6. https://m.facebook.com/festivalesgt/

7. https://www.labottegadelbarbieri.org/senza-pace-il-paese-delleterna-primavera/

8. im-defensoras.org/2022/06/alerta-defensoras-guatemala-condenan-a-2-anos-de-carcel-conmutables-a-la-defensora-maya-qeqchi-maria-choc/


*Vicepresidentessa Associazione Lisangà culture in movimento OdV


Guatemala: un respiro di lotte senza tempo, di Maria Teresa Messidoro, La Bottega del Barbieri, 17 agosto 2022, https://www.labottegadelbarbieri.org/guatemala-un-respiro-di-lotte-senza-tempo/



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